Occorre sgomberare subito il campo da ogni equivoco, per affermare con evidente certezza che la Mozzarella di Battipaglia c’è, esiste e gode di ottima salute, sia come prodotto sia come brand. Vive come modo di dire nell’immaginario collettivo nazionale e non solo, è particolarmente diffusa come espressione tra i consumatori del caseario. Sono circa 130mila le pagine indicizzate da Google (fonte: seo zoom), associate alla chiave di ricerca “Mozzarella di Battipaglia”, con una miriade di siti, domini e pagine social che riprendono queste due parole magiche.
Con circa 130mila pagine la Mozzarella di Battipaglia è presente su Google
Chiavi di ricerca altrettanto interessanti sono “Mozzarella di Battipaglia online”, “Mozzarella di Battipaglia, recensioni”, “la migliore mozzarella di Battipaglia”, “mozzarella di Battipaglia spedizioni” “caseificio Battipaglia”, “zizzona di Battipaglia”. Mentre la maggior parte delle battaglie che si giocano per accaparrarsi le parole chiave del settore riguardano chiavi di ricerca più generali come “mozzarella di bufala”, “mozzarella di bufala campana”, “mozzarella di bufala campana dop”, con milioni di risultati e costi elevati per le campagne adv sul principale motore di ricerca.
Storia della Mozzarella di Battipaglia dagli anni Sessanta agli anni Ottanta e fino ai nostri giorni
Provate a fare un test, chiedendo ad amici, parenti e conoscenti, non residenti nel territorio salernitano se hanno mai sentito l’espressione “Mozzarella di Battipaglia” e scoprirete quanto sia popolare questa etichetta. Mentre visitando il sito del Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana DOP non c’è la parola Battipaglia, c’è invece Aversa, menzionata nella storia della mozzarella. La ragione è nella timeline dell’evoluzione di questo latticino tanto che nel sito ufficiale della Consorzio è riportato quanto segue: «Con l’unificazione d’Italia vide la luce ad Aversa, la “Taverna”: un vero e proprio mercato all’ingrosso delle mozzarelle e dei derivati caseari prodotti dallo stesso latte».
Il prodotto “Mozzarella di Battipaglia” si è affermato negli anni Sessanta e Settanta quando c’erano decine di caseifici, residenti nel territorio battipagliese, alcuni vendevano ben oltre i confini regionali, quindi, dagli anni Ottanta anche all’estero. Proprio durante gli Ottanta è arrivato il traffico di milioni di automobilisti, provenienti da tutto lo stivale (e dal resto d’Europa), diretto verso Sud e verso il Cilento, uscendo a Battipaglia e facendo sosta nel territorio, non necessariamente all’interno dei confini comunali. Lungo quel percorso si consumava (e si consuma tutt’oggi) il latticino, ricorrendo in modo spontaneo all’espressione “Mozzarella di Battipaglia”. Oggi i caseifici ricadenti nel territorio comunale si contano sulle dita delle mani, mentre la maggior parte sono stati trasferiti presso gli allevamenti, più spesso ricadenti nel territorio di Capaccio Paestum.
’o ciat’ ’e bufala e l’Oro Bianco di Roberto Saviano
La celeberrima mozzarella di bufala di Battipaglia è in perenne combutta con quella di Aversa, al fine di aggiudicarsi il primato rispetto alla bontà. Persino Roberto Saviano dismettendo gli abiti da scrittore investigativo con un post su facebook del 2015 entra in questa proverbiale querelle: «Mi hanno portato dell’oro bianco. Nulla mi riconcilia di più con la mia terra di quando incontro due chili di mozzarella. Aprire il pacco di polistirolo e trovarla stretta nel latte è un momento esaltante. La miglior mozzarella è quella che lascia in bocca un sapore forte, che ti resta sulla lingua: viene definito “’o ciat’ ’e bufala” (fiato di bufala). Io preferisco la mozzarella aversana, più corposa e salata, ma anche quella battipagliese, più dolce e delicata, è un miracolo».
Battipaglia vs Aversa
Lo scontro, tra i cultori della “Mozzarella di Battipaglia” irrimediabilmente convinti della superiorità del prodotto salernitano sulla “Mozzarella di Aversa” e viceversa, ha un importante effetto a cascata sulla popolarità di entrambi i brand e sulla comune appartenenza al brand ombrello più ampio, che li comprende entrambi, vale a dire quello della “Mozzarella campana di bufala”. Uno scontro da cavalcare come quello che contrappone i brand advocate di Apple contro quelli di Samsung, nel segmento degli smartphone o gli appassionati di Nike a quelli di Adidas, su quello delle scarpe e dell’abbigliamento sportivo.
«Succulenta, la mozzarella provoca una sensazione piacevole, propria dei cibi appetitosi e complessi che all’atto della masticazione rilasciano un’abbondanza di liquidi in bocca. Va degustata ricercando un perfetto equilibrio tra la sua lieve acidità, la pannosità e l’odore di muschio» (Formo al Sud. Etnografia di un’azienda meridionale, Napoli, 2018).
Business dell’Oro Bianco
Il business dell’Oro Bianco, ricadente nei confini della “Mozzarella campana DOP” vale circa 1,2 miliardi di euro. La filiera dà lavoro a oltre 11mila persone, cioè l’1,5% degli occupati nelle province di Caserta e Salerno, incidendo sull’1,4% del PIL totale. La produzione, in questi ultimi 25 anni, si è quadruplicata con una crescita annua del 6% divisa tra Campania e basso Lazio. Nel 2018 la maggior parte delle entrate sono arrivate dall’Italia (circa il 67,3%), mentre all’estero sono state (circa il 32,8%) soprattutto in Germania, Francia, Gran Bretagna, USA, Spagna e Svizzera. Il valore delle esportazioni nel 2017 ha fatto registrare un +9% rispetto all’anno precedente
La mozzarella di bufala campana si conferma uno dei migliori prodotti del nostro mercato sia dal punto di vista dell’export che dell’import. (Fonte dei dati citati: Report, Mozzarella di bufala di Battipaglia: il benessere da mordere, Hubitat, 2018)