Il mondo dei professionisti segue una propria grammatica comunicativa radicalmente distante da quella delle aziende. La differenza sostanziale risiede proprio nel rapporto esclusivo che il professionista intrattiene con il proprio cliente, basato su una conoscenza reciproca e su una frequentazione assidua. Ad eccezione di pochissimi casi, questa modalità relazionale è difficilmente riscontrabile nei canali business to consumer praticati dai grandi brand ai quali tutti tendono ad ispirarsi.
Il rapporto tra professionista e cliente in realtà si presenta molto più denso e profondo anche rispetto a quello praticato dalle aziende che operano nel business to business. Il rapporto di fornitura non può infatti essere minimamente paragonato alla dimensione squisitamente personale che assume la relazione con un professionista, dove il cliente ha l’opportunità di confrontarsi in maniera continuativa e ravvicinata anche per periodi molto prolungati.
Basti pensare ai tempi dilatati della giustizia italiana che richiedono ai legali e ai loro assistiti di proseguire cause pluriennali a volte anche ultradecennali. Ancor più lungo può diventare il rapporto con il proprio medico che in alcuni casi dura tutta la vita e questa fedeltà generalmente è estendibile anche alle professioni business, quindi verso il proprio commercialista o il consulente del lavoro.
Se la longevità del rapporto con il professionista è il tratto che accomuna tutte le consulenze professionali, il caso degli architetti d’interni che si occupano di spazi abitativi è in parte diverso. In gran parte l’intervento dell’architetto esperto di interior design, si limiterà ad uno o due interventi di ristrutturazione, supponendo che in media non si cambi la casa di proprietà più di due volte nel corso della vita. Nonostante questa evidenza, l’impatto che l’architetto avrà sulla vita dei suoi clienti sarà decisamente duraturo e lo sarà in misura maggiore, quanto più profonda e strutturale si presenterà la ristrutturazione dell’immobile che avrà effettuato per il suo cliente.
Il rapporto fiduciario con l’architetto che ci ristruttura casa
Così come nelle altre professioni anche l’architetto deve puntare su un rapporto fiduciario con il suo cliente decisamente superiore rispetto a quello che qualsiasi consumer può intrattenere con il brand a cui è fidelizzato. La ristrutturazione del proprio spazio vitale è qualcosa di molto più complicato e ponderato persino di un acquisto di automobile o di un frigorifero. Per quanto costosi possano essere gli acquisti effettuati a favore di un brand di lusso, a dispetto degli importi altrettanto elevati per una ristrutturazione, i termini della relazione non sono minimamente paragonabili a quelli che il cliente instaura con l’architetto entro le mura di casa.
La ristrutturazione del proprio spazio vitale comporta spesso mesi di attesa che nel migliore dei casi si consuma lontano dal cantiere ma che talvolta comporta la presenza di lavori in casa. In questi casi i lavori rischiano di diventare molto faticosi anche per gli inquilini, per le inevitabili tensioni che si generano nel dover condividere i propri spazi con la presenza di varie maestranze. È evidente, dunque, come l’investimento fiduciario del far entrare gli operai in casa sia difficilissimo da compiere, certamente più facile da rimandare o da evitare. Questo punto sottolinea necessità di superare le barriere che si presentano all’avvio di una ristrutturazione da parte del cliente.
Quello che i clienti si aspettano dagli architetti di interni
Ecco dunque che la comunicazione integrata da predisporre a favore degli architetti deve incrociare le aspettative dei potenziali clienti e colmare i gap di informazioni che riducono le possibilità di stringere un rapporto fiduciario affidabile e duraturo. Può sembrare paradossale ma sono molti i clienti che fanno business intelligence prima di affidarsi ad un professionista. Significa che cominciano a googlare il suo nome e cognome verificando la presenza di un sito internet che raccoglie i suoi lavori e talvolta si spingono fino a verificare se si tratti davvero di un architetto iscritto all’ordine professionale, verificando da quanto tempo e ampliando le ricerche online per trovare conferme sul suo livello di professionalità.
In questi casi Hubitat interviene lavorando sul rafforzamento dell’identità professionale attraverso le seguenti soluzioni:
- Costruzione di uno storytelling autorevole e in grado di rassicurare clienti potenziali e attuali;
- Costruzione del logo dell’architetto e declinazione nell’immagine coordinata;
- Scelta con cura del tono di voce da adottare in particolare sui social network e più in generale su tutti i media;
- Selezione dei canali online come sito internet, portali e social network tematici dedicati all’architettura d’interni;
- Selezione dei canali offline come pubblicazioni in libri, riviste e giornali, interventi radiotelevisivi, magazine online, ecc.
- Creazione di format per eventi finalizzati a presentare l’architetto e i suoi lavori;
- Gestione di attività parallele come quelle che l’architetto svolge in qualità di formatore sia attraverso webinar online o con corsi e didattica in presenza;
- Produzione di contenuti in forma ghostwriting per la scrittura dei post sui social, per gli articoli del blog o per altre pubblicazioni.
Qualità delle immagini che raccontano il portfolio dell’architetto
Come si è visto nell’elenco precedente sono tanti i punti su cui si interviene per rafforzare l’identità professionale dell’architetto che a differenza di molti altri professionisti gode di l’indiscutibile vantaggio di poter mostrare i propri lavori. Si tratta nel mondo delle professioni di un vero e proprio privilegio praticamente vietato nel caso degli avvocati che non possono parlare dei loro clienti ma delle sentenze o ai medici che non possono menzionare i propri pazienti ma soltanto i casi clinici in forma anonima e sempre con estrema cautela.
Ottenute le necessarie liberatorie da parte dei proprietari dell’immobile, l’architetto potrà raccontare il making of del cantiere attraverso timelapse che documentano le diverse fasi del lavoro, dallo stato originario dell’appartamento fino alla messa in opera degli elettrodomestici e degli elementi di arredo, passando per la demolizione delle divisioni interne in cui si presenta lo stabile ad apertura del cantiere, attraversando le varie fasi della ristrutturazione vera e propria come la realizzazione dei nuovi impianti, lo posa dei pavimenti, l’applicazione dello stucco e la verniciatura delle pareti, ecc.
Il timelapse, infatti, è una tecnica di ripresa e montaggio video creativa che consente di manipolare la frequenza dei fotogrammi, rappresentando in un lasso di tempo molto ridotto sequenze video che alla velocità normale richiederebbero tempi lunghissimi di proiezione. Si tratta di una soluzione video molto frequente sui social proprio perché efficace e in grado di restituire una delle classiche modalità di presentazione del prodotto, nota anche come tecnica del “prima e dopo”.
Sono tuttavia le immagini del portfolio, generalmente collocate in modo sistematico e ampio all’interno del sito personale dell’architetto, a costituire il pilastro fondamentale della comunicazione professionale di questo settore. Generalmente gli architetti tendono a collezionare fotografie in grado di rappresentare i lavori realizzati, diversamente da quanto accade in altri ambiti professionali dove sono documenti cartacei, il più delle volte riservati, che fanno parte di cartelle o fascicoli, non pubblicabili. Quando ciò non succede, Hubitat supporta l’architetto nella realizzazione di shooting fotografici da effettuare ad hoc per la comunicazione integrata.
Hubitat apprende dai bisogni per proporre soluzioni comunicative
Se sono sempre più numerosi i professionisti e gli studi professionali che si rivolgono ad Hubitat per la costruzione di un piano di comunicazione, questo accade grazie alle competenze che l’agenzia ha acquisito sul campo. L’idea di trattare i professionisti in modo diverso rispetto alle aziende, riconoscendo quegli elementi di diversità che allontanano in modo sostanziale la comunicazione dei brand da quella di architetti, medici, avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, ecc. Il lavoro comunicativo tende quindi a valorizzare al massimo livello la personalizzazione che è giù una delle caratteristiche fondanti del rapporto tra professionisti e clienti, tra architetti, proprietari e inquilini degli immobili da ristrutturare.
Gli architetti poi, oltre quanto abbiamo già evidenziato in termini di maggiore disinvoltura comunicativa rispetto ad altri settori professionali, necessitano di una cura del cliente decisamente superiore rispetto ad altri settori, poiché hanno competenze grafiche, fotografiche e visuali che se non sono affrontate in modo corretto e se non sono valorizzate rischiano di compromettere la riuscita stessa del progetto comunicativo. Visitando il portfolio di Hubitat sarà possibile visualizzare casi concreti improntati alla massima personalizzazione con l’opportunità di visitare progetti dedicati a liberi professionisti e aziende. Grazie alla sua esperienza pluriennale e ai diversi clienti seguiti, Hubitat riesce a valorizzare queste competenze, proponendo soluzioni integrate e mirate che rispondano alle esigenze specifiche di ogni professionista.